LO
SCEICCO BIANCO In viaggio di nozze a Roma, la giovane sposina Wanda (Bovo) si eclissa per raggiungere il suo eroe dei fotoromanzi, lo "sceicco bianco" (Sordi), a cui scrive assiduamente firmandosi "bambola appassionata". Delusa dalla mediocrità del proprio idolo, torna dal marito (Trieste) che, intanto, si è confessato con la prostituta Cabiria (Masina) e la sua collega. Il primo film di cui Fellini ha piena responsabilità registica: attraverso la vicenda di piccoli provinciali che scoprono la fabbrica dei sogni, inaugura lelemento autobiografico e la propensione fantastica, costanti del suo cinema. Divertente fino al grottesco nel rappresentare un ambiente di piccole volgarità. Antonioni è coautore con Fellini del soggetto, Flaiano della sceneggiatura. |
IL
BIDONE Una coppia d'inglesi (Bergman e Sanders) in grave crisi coniugale arriva a Napoli. Estranei l'uno all'altra, compiono da stranieri due diversi percorsi nella realtà che li circonda, ma alla fine si ritrovano, durante una processione, stretti in un abbraccio. Il disagio della civiltà borghese a confronto con una dimensione panica della vita: un viaggio con precise coordinate geografiche, che segue però gli angosciosi tracciati interiori dei personaggi. Le sequenze semidocumentaristiche (Pozzuoli, i calchi di gesso delle vittime di Pompei) si fondono alla perfezione col racconto, rispecchiando sempre lo stato d'animo dei protagonisti. Dopo il neorealismo e prima del cinema esistenziale di Antonioni, Rossellini stacca la macchina da presa dai fatti e impone agli attori una recitazione straniata, arrivando a cogliere il senso profondo dell'alienazione contemporanea nella vuota attesa del Nulla, a cui però riesce ancora a trovare una soluzione. Fu stroncato quasi ovunque (negli Usa si rimpiangeva la Bergman hollywoodiana, in Italia Il Rossellini di Paisà), tranne in Francia: i Cahiers inclusero il film tra i migliori dieci di ogni epoca, Bazin, Rivette, Truffaut e Godard scrissero saggi acuti e recensioni entusiaste. Naturalmente avevano ragione. Commercialmente fu un disastro e per il regista diventò sempre più difficile trovare finanziamenti. |
CRONACA
DI UN AMORE La moglie di un ricco industriale (Bosè) riallaccia il rapporto con un vecchio amore (Girotti) e insieme a lui progetta di uccidere il marito. Una struttura da giallo, la crisi della borghesia, lanalisi psicologica: a quasi quarantanni Antonioni debutta nel lungometraggio con un grande film (curiosamente simile nellintreccio allesordio di Visconti, Ossessione), prendendo le distanze dal neorealismo e inaugurando il cinema del disagio esistenziale con lunghi e lenti piani sequenza, in contrasto con la sintassi spezzata degli anni Quaranta. Più della storia, conta linedito discorso di classe che mostra una borghesia vuota, ipocrita ed egoista: sono trascorsi solo cinque anni dalla fine della guerra, ma per i futili esponenti dellalta società milanese sembra che non sia accaduto nulla. È il film rivelazione di Lucia Bosè. |
IL
GRIDO Abbandonato
dallamante (Valli), loperaio Aldo (Cochran) si mette in viaggio
con la figlia per cercare un lavoro. Deluso anche da una serie di fugaci
rapporti sentimentali, cerca di tornare con la sua ex amante che però
lo respinge ancora: umiliato e disperato, sale su una torre per suicidarsi.
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STROMBOLI
TERRA DI DIO La profuga lituana Karin (Bergman) per diventare cittadina italiana sposa Antonio (Vitale) una guardia del campo di internamento in cui si trova. Ma a Stromboli (dove luomo fa il pescatore) patisce duramente la sua condizione di donna e di straniera. Incinta, decide di fuggire con laiuto del guardiano del faro: sola, di notte sulle pendici del vulcano, è presa da smarrimento. Allalba invoca da Dio coraggio e comprensione. Giocato sul contrasto tra due culture, uno dei più intensi ritratti di donna rosselliniani, mentre la natura ostile e selvaggia è il presupposto di un dramma che assume proporzioni cosmiche. Le sequenze documentaristiche (la mattanza, leruzione del vulcano) adottano il punto di vista della protagonista e si fondono col racconto. Il film che fece incontrare Rossellini e la Bergman fu poco apprezzato allepoca, e addirittura boicottato dagli americani, che moralisticamente non perdonarono alla Bergman - ancora sposata - lamore per Rossellini. |
EUROPA
'51 Irene (Bergman), la moglie di un industriale americano che vive a Roma, dopo il suicidio del figlioletto che si sentiva trascurato, suggestionata dal cugino comunista si dà alla carità sociale, diventando amica di una "vedova" con prole a carico (Masina). Nel suo fervore missionario, affronta e patisce lalienazione del lavoro in febbrica: preannuncio della follia cui la ridurrà la società ipocrita e moralista, lieta di sbarazzarsi di lei richiudendola in una casa di cura. Pazza o santa, il personaggio di Irene turbò le coscienze dellItalia ideologizzata del tempo, e suscitò discussioni sulla fine del neorealismo. è uno dei più intensi ritratti di donna rosselliniani, girato con stile "austero e rigoroso, spoglio a volte fino allascesi". |
SCIUSCIA' Per comprare un cavallo bianco, due piccoli lustrascarpe romani (Smordoni e Interlenghi) si trovano coinvolti a loro insaputa in un furto e finiscono al riformatorio. La fuga sarà ancora più drammatica dellesperienza carceraria. Ritenuto il terzo capolavoro del neorealismo (dopo Roma città aperta, 1954 e Paisà, 1946, di Rossellini), è un brusco film-realtà permeato dallinconfondibile surrealismo fiabesco di Zavattini, autore del soggetto e della sceneggiatura, anche se lidea del film è di De Sica. Nella prima parte la macchina da presa si muove al passo dei personaggi, secondo la poetica zavattiniana del "pedinamento" e della "distrazione", mentre in seguito si concentra più sui dettagli e sullamicizia tra i due ragazzi e sulla vita in riformatorio. Rivisto oggi, Sciuscià (dallamericano shoeshine, lustrascarpe) è una favola dolorosa, ingenua forse, ma piena di vigore, emozionante nel suo umanesimo dismesso e marginale. In Italia fu un fiasco commerciale, negli Usa ottenne lOscar come miglior film straniero e un ampio consenso di pubblico. |
UMBERTO
D La misera pensione dello Stato non basta allanziano ex funzionario Umberto Domenico Ferrari (Battisti) per mantenere sé e il suo cagnolino. Assillato dai debiti con la padrona di casa (Gennari) e incapace di chiedere lelemosina, cerca di suicidarsi buttandosi sotto un treno: ma non ci riuscirà perché il cane scappa via e lui istintivamente lo insegue. Capolavoro di De Sica, è uno dei film più belli sulla vecchiaia e la solitudine della storia del cinema, animato da un grande senso di umana dignità. Sviluppandosi con una narrazione sobria e disadorna e con quellimpressione di realtà quasi documentaria propria del neorealismo, offre una delle migliori realizzazioni della poetica del quotidiano di Cesare Zavattini, autore della sceneggiatura. Eccezionale linterpretazione del protagonista, Carlo Battisti, che non è attore professionista ma professore di glottologia allUniversità di Firenze, allepoca settantenne. Il film scatenò lira dei benpensanti, di Giulio Andreotti (al tempo sottosegretario allo spettacolo) e di tutti quelli che pensavano che i panni sporchi si dovessero lavare in casa. |
ACCATTONE Folgorante esordio di Pasolini che mette al centro della storia i ragazzi delle borgate romane e la loro derelitta quotidianità. Nel raccontare unestate del borgataro Cataldi Vittorio detto "Accattone" (Citti) e della prostituta Maddalena che lo mantiene (Corsini), Pasolini rinuncia a ogni tentazione di realismo: con immagini semplici, quasi ieratiche (in uno splendido bianco e nero fotografato da Tonino Delli Colli), con movimenti di macchina funzionali e asciuttezza di linguaggio, ma con musica da "largo sacrale" (la Passione secondo Matteo di Bach) il film racconta "unangoscia che è preistorica rispetto a quella esistenzialistica". Lontano dallesperienza del neorealismo, il primo film di Pasolini rivela la matrice populista nella descrizione - comune ai suoi romanzi degli anni Cinquanta, Ragazzi di vita e Una vita violenta - di una "vitalità sottoproletaria autentica e tragica", contrapposta tanto al mondo borghese, quanto a quello proletario. Franco Citti, come poi in Edipo re, è doppiato da Paolo Ferrari, la Guidi dalla Vitti. Sergio Citti (che collaborò ai dialoghi) interpreta un cameriere, Adele Cambria è Nannina, Elsa Morante una detenuta. |
EDIPO
RE Versione della tragedia di Sofocle in forma di saggio, con gli opportuni riferimenti alla psicoanalisi. La storia delluomo (Citti) che, inconsapevolmente, uccide il padre, sposa la madre (Mangano) e, quando scopre la verità, si acceca, diventa per Pasolini un dramma universale e al tempo stesso autobiografico. Prologo negli anni Venti, epilogo nella Bologna moderna, parte centrale in una immaginosa Grecia barbara e fuori dal tempo (ricostruita in Marocco). Pasolini compare nei panni del gran sacerdote. Per il ruolo di Tiresia, interpretato dallanimatore del Living Theater Julian Beck, Pasolini aveva scritturato Orson Welles. Straordinari i costumi "primitivi" di Danilo Donati. |
APPUNTI
PER UN FILM SULL'INDIA Alla
Mostra del cinema di Venezia del 1968, insieme a Teorema, Pasolini presentò
anche il mediometraggio Appunti per un film sullIndia, girato nel
dicembre 1967 e prodotto dalla Rai. Naldini spiega nella sua biografia
pasoliniana che gli "appunti" si riferivano a un film "sulla
storia di un marajà che, secondo una leggenda mitica indiana, offre
il proprio corpo alle tigri per sfamarle (questo, idealmente, prima della
liberazione dellIndia); e, dopo la liberazione dellIndia,
sempre idealmente, la famiglia di questo marajà scompare perché
i suoi membri muoiono di fame uno a uno durante una carestia". |
APPUNTI
PER UN'ORESTIADE AFRICANA Durante
la lavorazione di Appunti per un film sullIndia, Pasolini progettò
di allargare il discorso ai temi della religione e della fame e ai problemi
del Terzo Mon-do, girando episodi che rappresentassero alcune realtà,
dai paesi africani e arabi, allAmerica Latina e ai ghetti neri nordamericani.
Il progetto si rivelò irrealizzabile, anche per difficoltà
di produzione. Rimasero ampi spezzoni di pellicola, gli Appunti per un
poema sul Terzo Mondo e la sceneggiatura de Il padre selvaggio. Pasolini
precisò: "Quel film dovevo girarlo in diversi paesi del Terzo
Mondo (..) Era quindi una sorta di documentario, di saggio. Non lo potevo
concepire che in questa forma". Se il film non vedrà mai la
luce, Pasolini girò però per la televisione italiana un
documentario Appunti per unOrestiada africana, del quale dirà
Moravia: "(..) è uno dei più belli di Pasolini. Mai
convenzionale, mai pittoresco, il documentario ci mostra un'Africa autentica,
per niente esotica e perciò tanto più misteriosa del mistero
proprio dell'esistenza, coi suoi vasti paesaggi da preistoria, i suoi
miseri villaggi abitati da un'umanità contadina e primitiva, le
sue due o tre città modernissime già industriali e proletarie.
Pasolini "sente" l'Africa nera con la stessa simpatia poetica
e originale con la quale a suo tempo ha sentito le borgate e il sottoproletariato
romano". |
LE
MURA DI SANA'A Alla
fine delle riprese del Fiore delle Mille e una notte, effettuate nello
Yemen, Pasolini girò il film-documentario Le mura di Sana'a. |
NETTEZZA
URBANA Lanno seguente a Gente del Po, Antonioni gira N.U. documentario sulla vita degli spazzini a Milano. "Sentivo già da tempo una stanchezza istintiva verso le tecniche e i modi di racconto, normali e convenzionali, del cinematografo, fin dai primi documentari, soprattutto da N.U., che avevo già girato in modo piuttosto diverso da quello fino ad allora conosciuto. (...) Sentivo il bisogno di eludere certi schemi che si erano venuti formando... Cercai di fare un montaggio assolutamente libero (...) a lampi, a inquadrature staccate, isolate, a scene che non avessero nessun nesso luna con laltra ma che dessero semplicemente unidea più meditata di quello che volevo esprimere". |
GENTE
DEL PO Nel
1943, costretto dagli eventi a tornare in Italia, Antonioni riesce, nella
situazione caotica delle strutture cinematografiche, a iniziare Gente
del Po, il suo primo cortometraggio. Ha detto il regista: "Un documentario
sulla pesca, sui pescatori, sul trasporto con i battelli: uomini cioè,
non cose e luoghi". Non può però concluderlo, la guerra
lo costringe a lasciare Roma. Nel 1947 rintraccia il materiale girato,
lo monta e finisce il documentario. |
SUPERSTIZIONE Nel
1943, costretto dagli eventi a tornare in Italia, Antonioni riesce, nella
situazione caotica delle strutture cinematografiche, a iniziare Gente
del Po, il suo primo cortometraggio. Ha detto il regista: "Un documentario
sulla pesca, sui pescatori, sul trasporto con i battelli: uomini cioè,
non cose e luoghi". Non può però concluderlo, la guerra
lo costringe a lasciare Roma. Nel 1947 rintraccia il materiale girato,
lo monta e finisce il documentario. |
L'AMOROSA
MENZOGNA Lamorosa Menzogna è un breve inchiesta sul mondo dei fotoromanzi tema che tornerà più ampiamente in un film realizzato da Federico Fellini (Lo sceicco bianco). |